Avete mai sentito parlare del
downshifting?
Io non ne avevo mai sentito parlare prima,
e quando ieri ho letto un articolo su una rivista
(una di quelle riviste femminili poco piùcche inutili da pochi euro che si prendono giusto per sfogliarle in treno, avete presente? Ovviamente non vi faccio il nome...)
Ho avuto una folgorazione:
ero quello a cui pensavo da mesi!

Era da parecchio che mi martellava in testa un'idea,
confusa, sfocata nel suo insieme,
ma i contorni erano nitidi, e racchiudevano la mia idea di vita.
La vita nella società di oggi è, di solito,
un lavoro stressante di (almeno) 8 ore, che ti prende tutta la giornata,
una casa da pagare, da mandare avanti,
e poi mille altri impegni, una corsa continua,
fino a che perfino uscire con gli amici diventa un dovere da incastrare a fatica in piccoli, veloci ritagli di tempo!
Tempo per stare insieme non ce n'è.
Tempo per gli hobby, non ce n'è.
Tempo per costruirsi una famiglia e viversela, non ce n'è.
E se speri che ci sia per queste cose... attento, o meglio, attenta (è una cosa molto femminile): tutti ti daranno della scansafatiche.

Io, fin da subito, quando ho iniziato a "diventare grand" avevo una vocina dentro,
che mi diceva: "Non puoi vivere per lavorare e per i doveri!"
Infatti lavoro part time, e sapete quale è la comprensione, o anche solo il rispetto, per la mia scelta da parte del mio capo? Mi penalizza. Come?
Non mettendomi in regola.
Se fossi disponibile al full time, avrei già un contratto!
Invece, visto che le ho detto che posso solo fare part time, niente contratto.
Perché se non fai come tutti, se sogni una casetta in campgna con un orticello, allora sei uno scansafatiche, o peggio, un sognatore senza senso della realtà.

E' più di un anno che vivo tesa tra due poli:
qualcosa dentro di me che vorrebbe lavorare meno, o semmai, fare un lavoro che mi piaccia,
avere tempo, tanto tempo, per gli hobby, per gli interessi, perfino per oziare!
E l'altra parte, quella che si sente in colpa, che si sente una "fannullona"
che si obbliga ha occupare il tempo in modi "da brava ragazza".

Lavoro part time? Dico che è per il corso per la seconda laurea, non per desiderio di tempo.
E il tempo che rimane, bisogna impiegarlo: ripetizioni a raffica, e aiuto i miei, e poi sono sempre lì a pulire casa, e vado di qua, e vado di là...
sapete com'è finita?
Che da almeno un paio di mesi, finché "corro" non penso, e tengo botta, come si dice,
ma appena mi fermo, ho un attimo libero, divento nervosissima, e alla fine scoppio in un pianto isterico.
Perché mi sento in colpa, perché ho del tempo libero.
E sapete qual è la più grande ironia?
Che poi, quel po' di tempo libero, non basta mai per quello che vorrei fare!
Insomma, un disastro su tutti i fronti.
E io a incolparmi, perché vorrei non dover lavorare, o almeno, non nel modo "canonico"
e poi mi dico che sono una fannullona, e che di aria non si può vivere.
Poi, ieri, l'illuminazione: non sono pazza, non sono una scansafatiche, non sono nevrotica:
sono soltanto, senza saperlo, una dowshifter!

Letteralmente, "downshift" in inglese significa
scalare la marcia (in auto, ovviamente).
E' un movimento, o una moda, pensate come volete, che si è diffusa in America, e che predica un generale
rallentare nella vita, per avere più tempo, per oziare, per
godersi le piccole cose.
Il motto è: "lavorare meno, guadagnare meno, e spendere meno... per vivere meglio."
Insomma: lavoro part time (se proprio non si può non lavorare) e possibilmente "alternativo" cioè che sia una passione, o un hobby, trasformato in lavoro; uno stipendio dimezzato, ovviamente, o non sempre garantito (se per esempio vendete manufatti, non sempre guadagnerete la stessa cifra), costringe a ridimensionare le spese e, quindi, le priorità.
Abbiamo davvero bisogno di quelle sessioni di shopping sfrenato del sabato?
Di rifarci il guardaroba ogni cambio di stagione?
Di accumulare cose inutili solo per il desiderio di averle?
Di lavorare come matte per poi spendere tutto l'entroito degli (sudati) straordinari per quel vestito, che poi metteremo sì e no due volte?

Sono fermamente convinta - e lo ero ben prima di scoprire il downshifting - che non abbiamo affatto
bisogno della maggior parte delle cose di cui ci circondiamo.
Ci hanno fatto credere che senza non possiamo vivere, o saremo infelici, per indurci a comprarle, a spendere. In fondo, se tutti ci dessimo al riciclaggio e all'acquisto dello stretto indispensabile, il capitalismo e il consumismo andrebbero a rotoli - e come farebbero coloro che ne vivono a riempirsi il portafoglio?
Sarà che personalmente, vivendo con un fisso sicuro di 400 euro al mese, ho iniziato a fare downshifting senza saperlo (niente abiti nuovi, finché quelli vecchi sono dignitosi; le scarpe solo se le vecchie si rompono; spesa al discount, arredamento al mercatino dell'usato, ecc) ma ho trovato un nome per la mia filosofia di vita.
In fondo, sono profondamente convinta che ci buttiamo sull'acquisto pazzo e continuo (e io sono la prima, anche se con cifre ridotte, quindi la "critica" è prima di tutto verso me stessa!) sia un modo di sfogare una vita che non ci soddisfa.
Ci hanno così a lungo inculcato che bisogna lavorare, produrre e fare solo cose utili, che ormai, quando abbiamo tempo libro, non sappiamo nemmeno più che cosa fare.
Avete notato? Le ferie coincidono con le vacanze. Finisco di lavorare venerdì pomeriggio, e sabato mattino sono sull'aereo. Ritorno domenica pomeriggio, e lunedì mattina al lavoro.
Perchè? Perchè il tempo libero ci terrorizza. Non sappiamo più come riempirlo! Il silenzio, la tranquillità, l'ozio, ci fanno paura perché ci fanno sentire in colpa... o almeno, per me è così.

E se invece provassimo a... mollare?
magari non tutto e subito, come alcuni famosi downshifter, ma piano piano, sempre di più, fino a renderci conto
che la nostra vita è fatta per la maggior parte di pesi inutili?
Ecco il "decalogo" del downshifter (da
qui)
“Un decalogo implica, in qualche modo, un’azione. Per agire occorre prima di tutto convincersi di una verità assoluta, assiomatica, evidente e decisiva, che precede l’azione, che la consente: siamo artefici della gran parte del nostro destino. Convincetevene da soli o con corsi, psicologi, amici, ma fatelo. Non cedete ai due grandi demoni della nostra società: la malora e la provvidenza. Iniziate a scrollarvi di dosso superstizioni e religioni, paura della sfortuna e attesa dell’aiutino provvidenziale. Questo è l’assunto di partenza. Poi, iniziate. 1. Iniziare il prima possibile
Sedersi al tavolino e pensare: cosa posso fare della mia vita? Cosa non va? Che margini ho per migliorarla? In che direzione devo lavorare?
2. Sognare
Nella nostra epoca è un lavoro difficile. L’organo che vi presiede è posizionato tra la testa e il cuore, e nessuno ci ha mai detto di usarlo. Va ripreso, allenato, reso tonico, fatto funzionare. E va usato.
3. Essere spietati con i sogni e ottimisti con le nostre possibilità
Ogni sogno va passato al setaccio del realismo. Ogni cosa che abbiamo paura di non saper fare va tentata.
4. Focalizzare, cercare l’essenziale
Niente gente che ci deprime, che ci ruba tempo, che ci trascina verso il basso. Niente oggetti inutili, ripuliamo la casa e buttiamo tutto quello che non serve. Niente locali, viaggi, corsi di tango (se il tango non è il nostro sogno) o altre attività che non siano nella direzione del nostro progetto.
5. Essere sobri, risparmiare
Aumentare le entrate è più difficile che ridurre i costi inutili. Oggi si fa denaro risparmiando, non aumentando i guadagni. Occorre dire no a tutto quello che non serve, che può essere fatto a minor costo, o che non rende felici veramente.
6. Allenarsi all’ottimismo
Sedersi per cinque minuti su una poltrona, in casa, e pensare solo a cose positive. È difficilissimo. Resistete al dubbio che stare seduti lì non sia una cosa scema e inutile.
7. Allenarsi alla solitudine
Programmare periodici momenti di solitudine scelta, non imposta dalle cose, e farne momenti belli, di piccole cose che ci piacciono, che amiamo, che ci rendono felici. Aumentate questi momenti nel tempo, senza perdere il gusto di incontrare l’altro.
8. Darsi degli obiettivi nel tempo
Un sogno si sogna e si progetta. Poi lo si deve realizzare. Occorrono stadi d’avanzamento che siano verificabili e concreti. Se qualcosa non torna, rivedete il progetto, non l’idea.
9. Scoprite cosa fareste se foste liberi
Quelle sono le vostre passioni. Coltivatele, diventate bravi, domani dovrete guadagnare con quelle passioni (ricamare, dipingere, scrivere recensioni di libri, fare il maestro di golf o di vela etc).
10. Non mollate
Non perdete l’ottimismo. Ogni problema si può risolvere. Il denaro è essenziale, ma non è l’unico problema. Pensate che siete sulla via, che ce la state facendo.
Naturalmente qui qualcuno dirà: “Sì, certo, penso positivo, ma i soldi?”. I soldi bisogna guadagnarli, fate tre lavori se serve. Risparmiate. Scoprite soprattutto quali sono le vostre attitudini, coltivatele e diventate bravi. Guadagnate anche da quelle. Vendete proprietà se ne avete. Fatevi anticipare i soldi dell’eredità. Tagliate tutti i costi inutili. In questo modo, anche magari in 12 anni, potrete fare downshifting. Se poi non siete sicuri che questo basta, fatelo lo stesso. Non ipotecate gli anni buoni per la paura di assumervi dei rischi. La libertà vale il prezzo. Fate attenzione però. I soldi sono un tema centrale. Ma non sono l’unico. Quando doveste riuscire a smettere di lavorare vi ritrovereste soli. Tutti saranno in ufficio. Vivere la solitudine come un’opportunità vi salverà. E questo è molto più importante dei soldi“.
(aritcolo di Simone Perotti)
Vi consiglio anche un altro articolo, della downshifter dott. ssa Mariaelena La Banca, che lo vede dalla parte di una donna (e, soprattutto, mamma!): qui. Anche perché non mi sento di fare come dice Pedrotti, cioè lavorare tanto per risparmiare e poi mollare tutto vivendo dei soldi messi da parte, mentre provo a mantenermi con le passioni: so che non resisterei, neanche all'idea di un progetto da realizzare. Mi sa che comincio subito con la fase B! (donna impaziente che sono, vero?)
Insomma, è quello che ho sempre sognato: tanto tempo per dedicarmi a quello che mi piace cioè scrivere, le mie traduzioni, un po' di dècoupage e di shabby, insomma, cose così; poter "perdere tempo" per starmene in giardino ad ascoltare gli uccellini, a fare giardinaggio, a guardare il sole sulle colline, per leggere seduta sul divano, insomma, quelle piccole cose semplici che, lo so, piacciono anche a tutti voi che mi seguite.
Io ho scoperto di essere downshifter da tempo, almeno dentro di me, senza saperlo; e mi sa che è la strada che imboccherò a breve. Sembrerà strano, visto che ho già un part time, ma sento di avere ancora molte cose da fare - ovvero, impegni inutili e noiosi da tagliare! E chissà, magari riuscirò a fare delle mie passioni un lavoro; da un po' ho scoperto un forum, dove dei "pazzi" come me fissati con i reali di Russia e d'Europa se la chiacchierano su queste nostre ossessioni da nostalgici; un'idea sarebbe quella di tradurre qualche libro su questo argomento, visto che il 90% di essi sono pubblicati solo in inglese, e non sono accessibili in lingua italiana. Non ho idea del da dove si parta (devo contattare una casa editrice prima della traduzione? Oppure, al contrario, devo prima tradurre e poi proporre la traduzione? Oppure devo proporre la traduzione direttamente all'autore (molti di essi hanno un log sul forum)?
Boh! Ma lo scoprirò.
E voi, cosa ne pensate?
Un abbraccio